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Per Aspera Ad Veritatem n.19
I signori del crimine. Le nuove mafie europee contro la democrazia

Jean Ziegler - Marco Tropea Editore, Milano, 2000





Il volume, scritto da Jean Ziegler - professore di Sociologia all'Università di Ginevra ed eletto più volte deputato al Parlamento svizzero - in collaborazione con Uwe Mühlhoff, affronta con lucidità e chiarezza il tema della criminalità organizzata, soffermandosi, in particolare, sugli aspetti peculiari di quest'era di globalizzazione.
Egli esordisce, infatti, affermando: "uno spettro si aggira per l'Europa. Quello della criminalità organizzata. Le nostre società democratiche, rette da norme liberamente accettate, sono oggi minacciate dai signori del crimine. I loro cartelli costituiscono lo stadio supremo e l'essenza stessa del modo di produzione capitalista, e benficiano largamente della deficienza immunitaria dei dirigenti della società capitalista contemporanea".
L'analisi di Ziegler si dipana, quindi, prendendo in esame le nuove mafie: i clan dei Paesi dell'Est, quelli sorti sulle ceneri dell'Unione Sovietica e della Jugoslavia, distintisi per ferocia e violenza, ma anche il banditismo bancario, sorto ed asceso vertiginosamente, ma nascosto da una facciata di legalità e rispettabilità.
Il sociologo approfondisce, poi, quanto ingannevole e seducente sia il contributo addizionale fornito alle multinazionali del crimine dalla globalizzazione dei mercati finanziari. Essa "indebolisce lo stato di diritto, la sua sovranità e la sua capacità di risposta, mentre l'ideologia neoliberista, che legittima o (peggio ancora) naturalizza le pratiche delle oligarchie finanziarie mondiali, ignora la legge, debilita la volontà collettiva e priva gli uomini della possibilità di decidere liberamente della propria vita".
Il deputato svizzero si dedica, quindi, a descrizioni dettagliate e puntuali su elementi di spicco di tale scenario e, fornendo al lettore anche testimonianze autorevoli di magistrati ed ufficiali di polizia europei, mostra con quanta semplicità riescano a mimetizzarsi uomini ed azioni criminali.
L'impressione che il lettore riceve scorrendo lo svolgersi delle vicende riportate - supportate sempre da dati e notizie documentate e reperite in archivi di tutto il mondo, anche in quelli sino a pochi anni fa inaccessibili - è quella di una totale impotenza ad arginare un fenomeno dalle dimensioni così vaste, supportato da tecnologie estremamente sofisticate e da metodiche oltremodo spietate.
Inoltre, il sociologo svizzero, ravvisando nella banalizzazione del crimine un punto focale per la crescita della criminalità organizzata, sottolinea quanto ciascuno di noi, in effetti, non si sconvolga più dinanzi a situazioni e vicende violente e crudeli. L'analisi si spinge ancor più in profondità e mostra come solo pochi temerari, pagando di persona - e Giovanni Falcone può essere citato ad esempio - si azzardino ad oltrepassare il muro sottile delle appparenze e della rispettabilità per scoprire i crimini più efferati.
La sensazione che si riceve leggendo l'avvincente volume è quella di un terribile colpo allo stomaco, che si allenta solo nell'ultima parte, quando l'Autore cita le varie metodiche ritenute necessarie per contrastare l'intera fenomenologia criminale.
Egli sostiene l'urgenza di provvedere a riforme legislative fondamentali nel settore della lotta contro il riciclaggio dei proventi di attività criminali e la lotta contro la corruzione, nonché la necessità di creare una cooperazione efficace ed efficiente tra le varie Forze di Polizia. Tali iniziative dovrebbero inoltre essere in grado di superare le eterne divergenze e contraddizioni dei differenti sistemi giudiziari e di opporre un unico fronte di lotta repressiva, atteso anche il potenziale enorme dei sistemi informatici.
L'Autore rammenta, altresì, passando in rassegna le metodiche di contrasto alla criminalità organizzata adottate da ciascuno Stato, l'attività svolta nel nostro Paese, soprattutto dopo le stragi del 1992 e del 1993, e sottolinea l'importanza del ruolo dei collaboratori di giustizia. Secondo Ziegler, infatti, quella della "talpa" e quella del "pentito" sono due figure determinanti per scardinare il muro di omertà che circonda ed avviluppa la criminalità organizzata.
Il monito che l'Autore rivolge ai lettori è quello di un ritorno ai principi ed ai valori fondamentali, poiché "senza l'insurrezione della coscienza collettiva e la mobilitazione, finalmente, delle Autorità pubbliche, in Europa si assisterà alla distruzione della società democratica. Nessuna legge, nessuna Forza dell'ordine e nessuna Magistratura, per efficace e competente che sia, potranno mai sostituirsi alla libera determinazione dei cittadini".
Ziegler afferma inoltre: "Mai come prima d'ora, nell'economia globalizzata e nel regno dell'ideologia neoliberista, l'ambiente di vita si è rivelato (in teoria e in pratica) così contrario alla fioritura morale. Oggi la minaccia non è né più né meno che il crollo della civiltà".
L'esortazione è quindi veemente e sta alla coscienza del singolo, prima di ogni altra cosa, attivarsi affinché possano essere individuati gli strumenti necessari per la realizzazione di una decisiva inversione di tendenza. Ciò in quanto, come afferma l'Autore citando François Jullien, "l'uomo è buono e in sé ha naturalmente solidarietà, compassione e pietà. Ma come le piante, che necessitano di un ambiente favorevole, (...) così le virtù morali dell'uomo restano germogli, oppure muoiono, senza un ambiente clemente".



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